Con il vento contrario
Usciti dalla grotta di Polifemo, con il dio Poseidone alle calcagna pronto a sterminare tutta la flotta, Ulisse e i suoi compagni giungono sull’isola di Lipari dove Eolo, il re dei venti, promette all’avventuriero e ai suoi compagni, venti favorevoli che li spingano fino a casa, a Itaca. In un otre, poi, Eolo imprigiona tutti i venti contrari all’impresa, tutto ciò che potrebbe impedire agli eroi il rientro in patria. Quando, dopo 9 giorni di navigazione, Itaca è già all’orizzonte, la meta tanto desiderata è vicina, a portata di mano, l’obbiettivo raggiunto, lo scopo realizzato, i compagni di Ulisse, gelosi e inconsapevoli del contenuto dell’otre, pensando che esso contenga oro e gioielli che il re non vuole condividere con loro, lo aprono, scatenando la furia di tutti i venti contrari. Questi venti riportano i navigatori esattamente dove erano partiti. Fallimento. Tutto è perso, tanta fatica sprecata per ritornare da capo. È la sconfitta più dolorosa: arrivare quasi a toccare la vittoria e poi essa sfugge miseramente. Quante sconfitte dobbiamo affrontare nella vita? Quali emozioni proviamo quando sbagliamo il colpo? One shot one kill, recita il nostro tempo, un colpo un morto, e se sbagli l’unico colpo a disposizione? Sei fuori. Fuori dalla società, fuori dalla vita. Conosciamo bene la meta del nostro viaggio? Il nostro mondo ci consente di sbagliare? Ascoltiamo la canzone Boogie di Paolo Conte, che rappresenta l’esistenza come un ballo a due, in cui, sì occorre andare a tempo, ma bisogna anche essere capaci di vivere in “un mondo adulto, in cui si sbagliava da professionisti…” Già, ma cosa significa vivere in un mondo adulto? Lo chiediamo a Francesco de Gregori che, nella celebre canzone “La leva calcistica del ‘68” recita: “Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore un giocatore lo vedi dal coraggio dall’altruismo e dalla fantasia”. Ma soprattutto un buon giocatore lo riconosci dalla capacità di rialzarsi dopo essere caduto, dalla voglia di riprendere la corsa, dopo che la vita ci ha messi fuori, come ha fatto Bebe Vio, come ha fatto Alex Zanardi.