TUTTO SUA MADRE
Gli uomini non esistono casualmente, non sono funghi che sortiscono dalla terra dopo la pioggia. Per cercare di comprendere e definire il legame che ci unisce alla nostra origine iniziamo la riunione guardando il frammento iniziale del film del 1994 Forrest Gump. Forrest attende il bus alla celeberrima fermata e offre cioccolatini ad una sconosciuta viaggiatrice. È stata la sua mamma ad insegnargli che la scatola di bon-bon è una metafora della vita poiché rappresenta la sua imprevedibilità e la sorpresa continua di fronte a ciò che ci accade. La mamma di Forrest rappresenta molto per il giovane uomo. Senza di lei non avrebbe potuto affrontare e superare i suoi limiti. Mamma ha fatto in modo che il bambino, affetto da varie magagne, potesse camminare ma soprattutto gli ha insegnato che, nel razzista stato dell’Alabama, gli uomini sono tutti uguali e con gli stessi diritti.
Senza un rapporto intenso di cura non si può accedere al proprio sé. La prima porta verso se stessi è proprio questa relazione vitale con l’origine, sia essa genetica o morale, filosofica potremmo dire. Ci poniamo di fronte alla meravigliosa resa plastica di un tale rapporto. Nel 1889 il pittore divisionista Giovanni Segantini, dipinge il quadro “Le due madri” oggi alla galleria di arte moderna di Milano. Si tratta di un quadro umile, che ritrae una scena di vita agreste: una stalla e due madri con i loro cuccioli, una umana e una bovina. Il tema è sacro anche se non si tratta di misteri divini, è il racconto della vita.
I filosofi analizzano la scena e colgono pace, serenità, cura, abbandono, semplicità e immediatezza. Ma uno solo si accorge che tutta la scena è dominata da una lampada appesa quasi al centro della stalla. È l’unica, preziosa, fonte di luce. È la presenza stessa delle madri che rassicura e dona consistenza, sia al bimbo che al vitellino. Si tratta della filosofia e della conoscenza?
Leggiamo alcuni stralci dall’opera di Platone “Apologia di Socrate” da cui emerge con forza la figura formativa e paterna del filosofo:
“Se avete udito dire da qualcuno che io cerco di educare uomini e che per questo esigo denaro, sappiate che è falso. In realtà mi sembra molto bello che uno sia in grado di educare uomini […]
Caro Callia, se questi tuoi figli fossero due puledri o due vitelli, dovremmo prendere e pagare qualcuno che si occupasse di loro e si impegnasse a farli diventare belli e buoni in quella virtù specifica che conviene loro e costui dovrebbe essere uno competente di cavalli o un agricoltore.
Ora, dal momento che i tuoi figli sono uomini, chi hai in mente che si occupi di loro due?
Chi è che ha la conoscenza della virtù dell’uomo e del cittadino? Per il motivo che hai dei figli devi aver riflettuto su questo! […]
Io vi pongo una preghiera: quando i miei figli saranno diventati adulti puniteli con castighi se invece della virtù avranno cercato le ricchezze del mondo. E se si daranno arie di valere qualche cosa mentre non valgono nulla rimproverateli così come io ho rimproverato voi, perché non si danno cura di ciò di cui dovrebbero darsi cura e perché credono di valere qualche cosa, mentre in realtà non valgono niente.
Ma è ormai venuta l’ora di andare: io a morire, voi, invece, a vivere.”
Platone “Apologia di Socrate”
Se un uomo vuole crescere nella virtù, afferma Socrate, non può esimersi dall’avere un rapporto educativo intenso e di qualità.