NON TE LO ASPETTI

Dopo aver ascoltato Socrate descrivere Amore al banchetto di Agàtone abbiamo cercato anche noi delle tracce concrete di questo motore che muove l’Universo intero. L’arte cinematografica ci viene in soccorso e ci offre degli ottimi spunti di riflessione. Amore ci sorprende sempre.

Il primo ambito in cui cerchiamo di riconoscerlo è quello familiare: il regista premio Oscar Gabriele Salvatores, nel 2008, trasforma in racconto cinematografico il romanzo di Niccolò Ammanniti “Come Dio comanda”.

Rino è un operaio disoccupato, alcolizzato e violento. Pieno di problemi. Ma ha un figlio, Cristiano, di 14 anni. Bravo a scuola, sensibile, intelligente. Mamma non c’è più. Nonostante i due sembrino del tutto incompatibili e distanti, sotto ogni punto di vista, nelle due scene a cui assistiamo traspare in maniera evidente l’amore che li lega. Cristiano va a svegliare il padre dopo l’ennesima sbornia e l’uomo, destatosi, lo invita a baciarlo. Il ragazzo si avvicina ma il padre lo respinge dubitando della sua virilità. Cristiano si ferma e quasi ci resta male ma poi, immediatamente dopo, il padre lo invita di nuovo a baciarlo. In una scena successiva Rino sfida Cristiano a scalare velocemente una collinetta di ghiaia in una cava abbandonata. Rino solletica l’orgoglio del figlio dichiarando la propria veneranda età. La sfida ha inizio e il ragazzo, più giovane, più agile, guadagna velocemente la cima. Ma il papà lo sgambetta, lo blocca e arriva primo, barando, come ha sempre fatto. Cristiano si mostra quasi contrariato ma poi scatta un abbraccio infinito tra i due.

Il secondo ambito che indaghiamo è quello scolastico, quello che forse conosciamo meglio: ci riferiamo al film “Detachment” del 2011. Il professor Barthes è un insegnante supplente di letteratura in un liceo di periferia. Al momento della convocazione la preside avverte il prof che gli alunni che gli verranno affidati costituiscono la feccia della società. Sono demotivati, ostili, arrabbiati, privi di fantasia e di ambizioni. Al suo primo giorno il prof Barthes chiede ai suoi alunni di redigere su di un foglio il proprio elogio funebre. Uno studente di colore si alza e inveisce contro il professore dichiarando tutta la propria frustrazione e scaraventando contro il muro la borsa del prof. Barthes che invece non fa una piega e fa appello proprio all’amore. La sapienza è amore, la conoscenza è un fatto erotico, essa è l’unica realtà che può cambiare la vita dell’adolescente, è l’unico vero sentimento in un mondo di finzione. Il ragazzo percepisce la forza e l’autenticità di questo sentimento e, tra un insulto e l’altro, chiede carta e penna per svolgere l’esercizio.

L’ultimo ambito che prendiamo in considerazione è quello fisico. Eros ha sempre a che fare con la corporeità.  Nel film del regista messicano Josè Inärritu del 2006, Chieko è una diciassettenne giapponese, sordomuta e orfana di madre che vive nella tentacolare e spersonalizzante Tokyo. Un giorno un giovane e aitante tenente di polizia si presenta a casa sua perché sta svolgendo un’indagine su di un fucile di proprietà del papà della ragazza. Lei vuole essere amata. Per questo, con una scusa, si presenta all’ufficiale completamente nuda. Il poliziotto, allora, la ama, ricoprendola con la propria giacca. Chieko scoppia a piangere perché avverte l’amore del giovane e comprende l’amore del padre, sentito inizialmente distante.

A questo punto ci fermiamo. Anche noi sorpresi di trovare l’amore là dove ci aspetteremmo tutt’altro. Ci resta da scandagliare l’aspetto forse più dibattuto e intrigante. Quello della coppia. Ma lo lasciamo per la volta successiva.