L’incontro odierno inizia in medias res: la terza caratteristica è la disintermediazione.
“I populisti rigettano l’intermediazione di chi rappresenta altri cittadini portatori di interessi sociali (…). Mentre le principali Costituzioni democratiche si fondano sulla rappresentanza di enti intermedi (famiglia, associazioni, Ong, partiti, sindacati, la Chiesa e altre confessioni religiose) i populisti invece vogliono incontrare direttamente i cittadini, ignorando chi li rappresenta.” (N. Bobbio – N. Matteucci – G. Pasquino, Dizionario di politica, Utet, Novara 2016)
“Il leader di fronte al cittadino, senza mediazioni sociali, e con l’illusione che il contatto diretto con il popolo porti il leader a incontrare ogni cittadino per ascoltarlo, rassicurarlo e interpretarlo. Eppure le Costituzioni del dopo guerra dicono il contrario: lo Stato è chiamato a servire la società e ad ascoltarla, sono i corpi intermedi che consentono ad ogni cittadino di uscire dalla propria solitudine e diventare persona. (…) Il valore degli enti intermedi nella Costituzione rappresenta un atto di rottura sia con il regime fascista sia con l’ideologia liberale. (…) Negare al cittadino questa interdipendenza e la possibilità di essere rappresentato finisce per favorire al potere la logica antica del divide et impera.” (Ricostruire la politica, F. Occhetta, pag.36)
Mettiamo allora a fuoco alcuni passaggi insieme, vedendo cosa emerge da due importanti provocazioni come quelle appena riportate.
- Il populismo non è il fascismo, anche se in comune hanno la caratteristica di essere illiberali e autoritari .Quest’ultima è la pre-condizione perché possa svilupparsi il fascismo, quindi il populismo può essere il terreno su cui si sviluppa il fascismo (un po’ come il raffreddore può diventare influenza…se sbaglio cura!).
- Il populismo salta i corpi intermedi.
Chi media? Chi permette al cittadino di fiorire come la persona che meglio desidera diventare? Le associazioni, le confessioni religiose, le ong, i sindacati, i partiti…in comune hanno: essere vicini alle persone, il contatto, sono ponti, creano collegamenti.
La conclusione della prima metà dell’incontro è molto pungente: con il populismo, i cittadini necessitano un leader. Con la democrazia, lo Stato ha bisogno dei cittadini!
Eccoci allora alla quarta caratteristica dei populismi: dal logos al pathos.
“Un quarto elemento comune ai populismi è la comunicazione, spesso autoreferenziale e strumentale.
Si parla in questo caso di rappresentanza diretta; il leader comunica attraverso ala cassa di risonanza
della Rete, utilizzando forme espressive semplici: frasi retoriche e brevi, soluzioni chiare di problemi complessi, attacchi diretti agli avversari…effetto sul pubblico…notizie vere/false…quando si perdono le elezioni…strategia comunicativa…incubatori del consenso: i social e la post-verità.” (Ricostruire la politica, F. Occhetta, pag.40).
Ci ricorda Hannah Arendt: “L’effetto della sostituzione della verità dei fatti con la menzogna non è solo che le bugie vengono accettate come verità e la verità considerata una bugia, ma che il senso con cui ci orientiamo nel mondo reale – e la differenza tra vero e falso è uno degli strumenti mentali che utilizziamo – viene distrutto.”
Compiamo insieme un piccolo ragionamento; il populismo invoca il popolo come fonte del potere…ma:
- il corpo elettorale è circa il 70% della popolazione italiana,
- partecipa al voto poco più del 50% dell’elettorato attivo,
- chi arriva primo con il 30%, non ha una maggioranza effettiva…è il 30% del 50% del 70%…avrebbe il 13% del corpo elettorale: ben diverso dalla totalità del popolo.
- I social: il problema non è mai il «cosa» ma il «come» li usiamo.
Ancora una volta, il gruppo di studenti raggiunge una conclusione tanto sintetica quanto efficace: il problema non siamo noi o la politica, ma l’assenza di un pensiero, perché tutti dovremmo avere un’idea in merito ai populismi.