MAIEUTICA
Socrate, il più grande di tutti, sosteneva che il vero compito del filosofo fosse quello di aiutare a far nascere i figli degli uomini: i loro pensieri! Del resto sua madre faceva la levatrice e lui affermava di fare lo stesso mestiere. Quella che il grande ateniese chiamava “Maieutica” era proprio l’arte di far venire al mondo, alla luce, la parte più profonda dell’essere umano, la sua anima, la psyché in greco.
Secondo il grande discepolo di Socrate, Platone, la poesia costituisce uno degli strumenti migliori per dare forma al pensiero, per renderlo tangibile ed efficace, renderlo vivo. Leggiamo una poesia di una ex alunna del Maus, Matilde, neolaureata in filosofia a Padova e attualmente studente alla Holden School di Torino, palestra/scuola per scrittori in divenire:
Lavarsi in un pomeriggio invernale
Nuda nella vasca
siede la dea dell’ozio:
la schiena
leggermente ripiegata.
PLIC PLIC
ascolta
le lacrime
di coccodrillo accidioso
che le cadono dal naso.
PLIC PLIC
fredda pelle
di salamandra
PLIC PLIC
toglie il tappo
della resistenza,
un piccolo vortice
porta via
pensieri annodati
PLIC, PLIC PLIC
la scarna regina
dagli occhi vacui
esce dallo stagno
più sporca di prima
FFUSSHH
lo specchio riflette
un chiaroscuro di costole:
ecco la carestia
dell’emotività.
Il testo è tratto dalla raccolta “L’Ozio”, pubblicata di recente, e costituisce un valido e anche sgomento esempio di come anche una carestia emotiva possa dare forma all’anima e veicolare pensieri annodati e contorti, quasi velenosi, ma comunque bisognosi di espressione. Matilde è un po’ la ghost writer del prof poiché 4 anni fa sedeva sulle sedie del laboratorio ma in realtà, pur essendosi diplomata con successo nel 2013, continua a fornire preziose intuizioni e contributi per i temi da trattare insieme.
Due settimane fa era stato chiesto a tutti i membri del lab di dare una forma concreta ai propri pensieri, era stato chiesto di identificare un daimon (alla greca) che definisse, in qualche modo, la personalità di ognuno e le risposte erano state raccolte in appositi foglietti. Queste di seguito alcun delle risposte:
Se il mio pensiero prendesse forma, quale potrebbe essere?
UN DAIMON PER ME E PER LA MIA VITA
LE VOSTRE IPOTESI
IL MIO DAIMON, LA MIA ANIMA, IL MIO PENSIERO, LO VEDO NEL MARE PERCHÉ LÌ RIESCO A VEDERE LA BELLEZZA VERA, RIESCO A PERCEPIRE LA MIA TRANQUILLITÀ
IL BUIO È UN MOSTRO, LO SI EVITA DA VIVI; LO SI ABBRACCIA DA MORTI. LO SI ODIA DI GIORNO; LO SI CERCA DI NOTTE. SI TROVA DOVE TUTTO È LECITO; LO SI TROVA DOVE NON ESISTONO GIUDIZI. DOVE VIVE CHI È FORTE. DOVE MUORE CHI HA PAURA
LA MIA ANIMA È UN GATTO CHE È MORBIDO MA DOTATO DI ARTIGLI. SCENDE DAI TETTI DAI QUALI OSSERVA IL MONDO E PER TORNARE AL LUOGO A CUI APPARTIENE. IL MIO DAIMON È UNO SCRITTORE PAZZO CHE FA SANGUINARE PAROLE DALLE SUE DITA PER RESPIRARE SENZA PESI
IL MIO DAIMON È UN CAVALLO PERCHÉ SE NON GLI DAI FASTIDIO NON REAGISCE MA SE LO PROVOCHI: SONO CAZZI TUOI
PENSO CHE PER SAPERE O IPOTIZZARE COSA POTREBBE ESSERE IL MIO DAIMON, DOVREI PRIMA SAPERE COSA SONO…
IL MIO DAIMON È UN GATTO: ME NE FREGO DELLE CAZZATE CHE FACCIO E MI FACCIO “COCCOLARE” SENZA AVER FATTO NULLA. SONO MOLTO AMICHEVOLE
IO SONO UN CANGURO, PIEN* DI ENERGIA
IL MIO DAIMON È UN PICCOLO ORSO, PERCHÈ È INDIFESO E HA BISOGNO DI UNA FIGURA DI RIFERIMENTO MA QUANDO CE N’È BISOGNO SA ESSERE AUTONOMO E DIFENDERSI
NON SO BENE COS’È LA MIA ANIMA, SO CHE AL PRIMO POSTO C’È DIO
IL MIO PENSIERO HA LA FORMA DELLE CUFFIETTE
QUANDO LE TIRI FUORI SONO AGGROVIGLIATEM COME IL MIO MODO DI PENSARE CAOTICO, POI, SCIOGLIENDO I NODI DIVENTA QUALCOSA DI LINEARE E DIRETTO
IL MIO PENSIERO È IL MIO SACCO DA BOX PERCHÉ NONOSTANTE GLI TIRI PUGNI FORTISSIMI RIMANE SEMPRE ME
IL MIO PENSIERO È UN UCCELLO, DEBOLE FUORI, FORTE DENTRO, ANCHE SE, IN ALCUNI MOMENTI DI FELICITÀ E ALLEGREZZA DIVENTO LGGER* E RIESCO A VOLARE
IL MIO DAIMON È UNA TARTARUGA, PERCHÉ MI SERVE TEMPO PER CAPIRE
IL MIO PENSIERO HA LA FORMA DEL MIO PALLONE DI PALLAVOLO, CON LUI HO PASSATO BELLE ESPERIENZE, COME LA PRIMA VOLTA CHE MI SONO ROTT* IL NASO
IL MI DAIMON È UN RAPACE, PERCHÉ ILMIO PENSIERO È SELETTIVO E MOLTO RAPIDO, FORSE PER COLPA DEL MIO SPORT
IL MIO PENSIERO È UN CANE: NON MI FA VEDERE, È SCALTRO NELLE SUE MOSSE MA QUANDO ARRIVA IL MOMENTO SI FA RICONOSCERE E SOPRATTUTTO SENTIRE
IL MIO DAIMON È UN LUPO PERCHÉ IL MIO AMICO È IL SILENZIO, L’ARTIGLIO LA MIA ARMA E IL BOSCO LA MIA CASA
IL MIO DAIMON È L’EQUILIBRIO, SENZA TUTTO PERDE SENSO. HO SEMPRE BISOGNO DI UNA COLONNA CHE MI SORREGGA. POTREBBE ESSERE UN CERVO
IL MIO DAIMON È UN TIGROTTO PERCHÉ HA BISOGNO DI UN PUNTO DI RIFERIMENTO MA, ALLO STESSO TEMPO, CERCA DI CAMMINARE CON LE SUE GAMBE. CON DETERMINAZIONE.
Anche in questo caso non tutte le immagini sono placide e rasserenanti ma più che di tranquillità al lab si cerca la verità, poco importa che qualcuno senta incombente la presenza del buio o che qualcun altro si senta come un sacco da boxe preso continuamente a pugni dalla vita.
Aletheia, verità, dicevano i filosofi, a volte dura e amara ma comunque un telo da sollevare. A questo proposito vediamo il frammento di un film dei fratelli belgi Dardenne. Il film si intitola “Il ragazzo con la bicicletta” e narra la storia di un bimbo di 12 anni che, persa la mamma, viene abbandonato in un istituto anche dal papà. Samantha, mamma affidataria del bimbo, accetta, un giorno, di accompagnarlo ad incontrare il papà. L’incontro avviene nel ristorante in cui il giovane fa il cuoco e non è affatto positivo:
Ci poniamo alcune domande: perché il piccolo Thomas spaventa così tanto il suo papà? Quale rapporto tra noi e i “nostri figli”? Quale atteggiamento distingue la giovane parrucchiera Samantha? Perché è così difficile stabilire un rapporto autentico? Perché è così difficile far nascere e mantenere qualcosa o qualcuno?