INVESTIGARE
“In me si verifica qualcosa di divino e demoniaco […]: e questo qualcosa è come una voce che mi fa sentire dentro fin da quando ero fanciullo, e che, allorché si fa sentire, sempre mi trattiene dal fare quello che io sono sul punto di fare, mentre non mi esorta mai a fare”
Platone “Apologia di Socrate”
Ed è quel demone che ci anima e regge ogni essere umano a cui il laboratorio vuole dare la caccia.
Il filosofo è uno che cerca e che non si accontenta del primo “si dice” o del comodo “tutti la pensano così”. L’attività di ricerca, o euristica, è fondamentale. Il pensiero greco antico ci propone due strade: quella solitaria e intimista dell’aristocratico Eraclito che invitava a scendere nelle profondità dell’anima e a isolarsi dal mondo e quella del borghese Socrate che esortava a ricercare la verità attraverso il costante confronto dialettico con degli interlocutori.
Entrambe le strade sono legittime e percorribili.
La prima ci ricorda l’indagine serrata, talvolta sconvolgente, dell’investigatore privato che cerca di comprendere l’intricata composizione di un misfatto. Ascoltiamo una splendida canzone degli anni ’80 (il prof è anzianotto!) dei Dire Straits intitolata “Private Investigations” in cui si narra di un investigatore privato che cerca la verità della vita:
PRIVATE INVESTIGATIONS
It’s a mystery to me
the game commences
for the usual fee
plus expenses
confidential information
contained in a diary
this is my investigation
not a public inquiry
I go checking out the reports
digging up the dirt
you get to meet all sorts
in this line of work
treachery and treason
there’s always an excuse for it
and when I find the reason
I still can’t get used to it
And what have you got at the end of the day?
what have you got to take away?
a bottle of whisky and a new set of lies
blinds on the windows
and a pain behind the eyes
Scarred for life
no compensation
private investigations
INVESTIGAZIONI PRIVATE
È un mistero per me
il gioco ha inizio
Per la tariffa ordinaria
più spese
Informazioni riservate
contenute in un diario
Questa è la mia investigazione
non un’indagine pubblica
Verifico le soffiate
scavo nella menzogna
Arriverai a vedere
di tutto facendo questo lavoro
Slealtà e tradimento
trovano sempre una scusa
E quando trovo il motivo
ancora non riesco a farci l’abitudine
E cos’hai alla fine del giorno?
Cosa resta da portar via?
Una bottiglia di whisky e nuove bugie
persiane alla finestra
e un dolore dietro gli occhi
Ferito per la vita
nessuna ricompensa
Investigazioni private
Ma c’è anche un’altra via. Quella della ricerca insieme, quella del confronto e del dialogo proposta dall’ateniese Socrate:
“Chiunque stia vicino a Socrate e si metta a contatto con lui a ragionare, quale che sia il soggetto preso a trattare, trascinato nelle spire del discorso, è inevitabilmente costretto ad andare innanzi, fin che non casca a rendere conto di sé, e a dire anche in che modo viva e in che modo sia vissuto, e, una volta che c’è cascato, Socrate non lo lascia più.”
Platone “Apologia di Socrate”
Guardiamo la scena di un film celebre.
Nel film del 2017 “Wonder” il piccolo Auggie (August), nato con gravi malformazioni e col volto deturpato, viene accompagnato dalla mamma alla scuola media per la prima volta, lui che a scuola, non ci è mai andato. Il preside si dimostra affabile e accogliente e per facilitare l’inserimento chiede a tre studenti di prima di accompagnare il ragazzino in un tour esplorativo. Auggie è terrorizzato dalle novità ma soprattutto dal fatto di doversi confrontare con dei coetanei. Per la paura del confronto con gli altri gira il mondo indossando un casco da astronauta che cela il suo volto.
Con Jack, Julian e Miranda che lo accolgono sceglie di restare muto in silenzio ma, ad un certo punto, è proprio Jack ad invitarlo a parlare e a spiegare l’origine delle sue fattezze.
Il dialogo ha inizio. La parola passa ai filosofi: quale strada scegliere?
I primi ad essere interpellati sono i più piccoli del gruppo, quelli di seconda e di terza. La maggior parte, pur con qualche eccezione, sceglie la via della ricerca solitaria, ritenuta più sicura e meno esposta a turbamenti e a indebite influenze. C’è un po’ di timore o diffidenza verso l’altro.
Ma ad un certo punto una mano si alza, è uno dei più piccoli, si è già dichiarato a favore dell’intimità e chiede se può ricordare che anche l’incontro con gli altri, seppur pericoloso, può essere molto fruttuoso nella scoperta di quel famoso “te stesso” che dà il titolo al laboratorio.